Ep.1/ Una nuova vita a Bali: “il sogno che abbiamo smesso di rimandare”
Ep.1/
come abbiamo deciso di cambiare vita
Il racconto di come tutto è iniziato
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Come abbiamo deciso di cambiare vita
(e perché)
Partiamo dall’inizio.
Tra noi due, Gessica ha sempre avuto quella scintilla dentro.
Quel desiderio profondo di vivere in modo diverso: più libero, più autentico, più nomade.
Aveva già vissuto esperienze all’estero, viaggiato sola, affrontato il mondo con coraggio.
Io, invece… di viaggi fuori dai confini italiani non ne avevo fatti molti, a dire il vero.
Ogni energia era riversata nella mia passione più grande: le moto.
Vivevo per la mia moto, per le gare pista, per il suo rumore, per la velocità e per quell’adrenalina che ti fa sentire vivo, presente, imbattibile.
Ero talmente assorbito dal mio mondo che ignoravo totalmente le cose che, di lì a poco, avrei scoperto.
Da un sogno al desiderio concreto di partire
All’inizio, quando ne parlavamo tra una risata e l’altra, l’idea di “mollare tutto e viaggiare” mi sembrava onestamente distante, quasi stravagante.
Ma poi abbiamo cominciato a viaggiare insieme in posti meravigliosi e qualcosa è cambiato.
Ho capito che quella libertà che lei cercava, in fondo, la stavo cercando anch’io.
Ges tornò da Bali a fine 2019, dopo quasi tre mesi in viaggio da sola.
Era rientrata innamorata.
Di un’isola, di una cultura, di un ritmo di vita che sembrava danzare su frequenze diverse da quelle a cui eravamo abituati.
Ricordo perfettamente l’entusiasmo con cui mi raccontava tutto.
Si vedeva lontano un miglio che voleva tornarci. E quel suo sguardo acceso, pieno di luce, alla fine contagiò anche me.
Iniziò a crescere dentro di me la voglia di cambiare. Lentamente, ma con forza.
Di uscire da una routine quotidianità che ormai aveva iniziato a stringermi addosso.
Quando tutto si ferma: sogni congelati
Così, durante le vacanze di Natale del 2019, ci sedemmo e cercammo di dare una forma concreta a quel desiderio: volevamo partire entro la metà del 2020.
Ma poi… arrivò il 2020.
E tutti sappiamo com’è andato.
In piena pandemia, bloccati in casa, guardavamo le foto di Bali dal divano, mentre fuori le macchine della polizia passavano a ricordarci che non si poteva nemmeno uscire.
Noi, disperati.
Eppure, a ripensarci oggi, per motivi personali è stato meglio così.
Forse, non era ancora il momento giusto. Il destino, in qualche modo, lo sapeva.
Il 2021 e il 2022 passarono veloci.
Nel frattempo ci siamo sposati.
Un bellissimo matrimonio fronte mare a 300km da casa che ha occupato gran parte dei nostri pensieri e delle nostre energie.
Ci siamo anche trasferiti in una casa immersa nel verde, lasciandoci alle spalle la frenesia condominiale, finalmente.
Infine, abbiamo passato le estati in luoghi meravigliosi, sempre con un’idea che ci ronzava in testa: vivere altrove, vivere meglio.
Non che avessimo abbandonato il sogno. Ma il ritmo quotidiano, le scadenze, gli impegni… ci avevano messi momentaneamente in pausa.
Fino a dicembre 2022.
Luna di miele nel sud-est asiatico.
Tra i programmi avevamo Natale alle Phi Phi Island e Capodanno a Bali.
Nessuno dei due aveva mai fatto Natale e Capodanno in costume con i piedi nudi nella sabbia e fu bellissimo.
Thailandia, Malesia, Indonesia: ovunque andassimo, ci sentivamo più leggeri, più vicini a qualcosa di vero.
E lì ho capito anch’io.
Capito cosa significasse davvero la libertà di cui parlava Ges.
Capito perché non riusciva a smettere di pensarci.
Il punto di svolta: quando capisci che devi scegliere
Il 2023 e l’inizio del 2024 sono stati un’altalena emotiva.
Giorni pieni di entusiasmo e progettazione, seguiti da momenti di rassegnazione.
Ci raccontavamo spesso che “prima o poi” lo avremmo fatto.
Che sarebbe arrivato “il momento giusto”.
Ma sotto sotto lo sapevamo entrambi: ci stavamo solo raccontando una bugia dolce, per non farci troppo male.
Poi una sera, in un sushi all you can eat vicino casa, accadde qualcosa.
Eravamo seduti al solito tavolo.
I camerieri portavano piatti in fretta, la gente chiacchierava ai tavoli attorno.
Ma a un certo punto sentii un silenzio strano tra noi.
Alzai lo sguardo e vidi Ges con gli occhi lucidi, persa nel vuoto.
Inizialmente non capii quale fosse il problema perché era stata una giornata qualsiasi senza nessun evento degno di nota, quindi preoccupandomi di cosa le fosse successo glielo chiesi e mentre le lacrime le attraversarono il viso la risposta fu quella di chi sta per arrendersi all´inevitabile.
Con un filo di voce disse soltanto: “Non lo faremo mai.”
Capii immediatamente.
Fu come un pugno nello stomaco.
Quel momento, quella frase, fu la svolta.
Le solite frasi non bastavano più: “forse un giorno”, “non è il momento”, “vedremo più avanti”…
Tutte scuse.
Ci guardammo e ce lo promettemmo: “O facciamo davvero qualcosa, o smettiamo perfino di parlarne.“
Perché sognare senza agire, illudersi senza muoversi, alla lunga fa male.
Da quella sera, è cambiato tutto.
Da sogno a realtà: organizzare il trasferimento a Bali
Dopo quella sera al sushi qualcosa si era incrinato, in senso buono.
Avevamo toccato un punto di non ritorno: o facevamo davvero quel passo, oppure avremmo dovuto accettare che il sogno sarebbe rimasto tale.
E non ce la facevamo più a stare a metà strada tra il desiderio e la rinuncia.
Il giorno dopo iniziammo a parlarne seriamente.
Passammo settimane intere a guardare video, leggere blog, seguire chi ce l’aveva fatta.
Ci interessammo a tutto quello che serviva per il trasferimento tra vaccini, assicurazione, patente, schede telefoniche e burocrazia varia.
È stato come aprire una finestra che era sempre stata lì, ma che non avevamo mai avuto il coraggio di spalancare davvero.
[A tal proposito abbiamo creato il nostro eBook con tutto quello che bisogna sapere e che serve davvero quando si affronta un cambiamento del genere e che tanto avremmo voluto avere anche noi per il trasferimento a Bali.]
Perché abbiamo scelto Bali
Non ci siamo mai chiesti dove andare in realtà.
Lo sapevamo già.
Bali non è mai stata una scelta da valutare.
Era lì, come un punto fisso tra mille possibilità.
Una calamita silenziosa ma impossibile da ignorare.
Abbiamo viaggiato tanto, visitato posti incredibili e creato bellissimi ricordi in posti che ci hanno fatto sentire liberi lontano dalla monotonia della Lombardia ma ogni pensiero, alla fine, ci portava inevitabilmente lì.
Era casa. Ancora prima di arrivarci.
E quando lo capisci, non serve nient’altro.
Solo il coraggio di raggiungerla.
Lasciare tutto e ripartire da zero
Una delle parti più difficili è stata questa: cominciare a chiudere i cerchi.
Lavoro, casa, abitudini, oggetti, relazioni.
Tagliare il superfluo e tenere solo l’essenziale.
Abbiamo venduto, regalato, donato.
Abbiamo aperto l’armadio e ci siamo detti: “questo ci serve davvero?”.
Abbiamo ridotto le nostre cose a due zaini e due valigie con dentro tutto ciò che serviva per iniziare una nuova vita partendo da zero.
Nel frattempo, lavoravamo anche a un’altra transizione: trasformare il nostro lavoro in qualcosa di portatile, da poter fare ovunque, con il computer e una connessione internet.
Non volevamo “vivere in vacanza”, volevamo vivere diversamente.
Portare le nostre competenze con noi, riorganizzare le giornate, trovare un nuovo equilibrio.
Paure, giudizi e domande: cosa succede quando cambi strada
E non è stato facile. Perché mentre tu cerchi di costruire qualcosa di nuovo, il mondo intorno ti chiede continuamente:
“Ma siete sicuri?”
“E se non funziona?”
Domande legittime, ma che fanno male quando tu cerchi solo supporto.
E lì abbiamo capito una cosa importante: non tutti capiranno. E va bene così.
Bisogna accettarlo.
Dire addio a famiglia e amici: il prezzo del cambiamento
Salutare è una delle cose più difficili quando si tratta di un viaggio così.
È doloroso.
È inevitabile.
È il maledetto prezzo da pagare.
È difficile.
Non per il posto che lasci, ma per le persone.
Non si ha ben chiaro quando sarà possibile riabbracciarsi ed è massacrante.
Abbiamo pianto, tanto.
A metà tra lo scarico di tensione e il dispiacere profondo del distacco.
Famiglia, amici, abitudini…
Ogni piccolo gesto diventava enorme.
Ogni abbraccio era una promessa che non volevamo rompere.
Ma allo stesso tempo sentivamo di doverlo fare per noi, per la nostra crescita, per la nostra felicità.
Dal sogno alla realtà: si parte
Il saluto con la famiglia prima dei controlli è stato traumatico.
Davvero un momento difficile da descrivere ma che sapevamo sarebbe inesorabilmente arrivato.
Ricordo il malessere che condividevamo nel camminare oltre i controlli aeroportuali e come se fosse successo poco fa, ricordo perfettamente il momento in cui, nonostante fossimo ancora piuttosto scossi ci siamo finalmente seduti sull’aereo.
Gli zaini erano sistemati ordinatamente nelle cappelliere sopra di noi.
Le cinture erano allacciate.
Sorridevamo nervosi, con le mani che si cercavano.
Parlavamo poco.
Sarebbe stato il primo di due voli lunghi: il primo da 6 ore verso Doha e successivamente quello da quasi 10 che ci avrebbe portato a Bali.
La voce del capitano, difficilmente comprensibile come di consueto, annunciò la partenza verso lo scalo in Qatar.
Un respiro profondo. Un bacio. Un nodo in gola.
E poi… il decollo.
Era fatta.